sabato 26 novembre 2016

Recensione Harry Potter e la maledizione dell'erede

Titolo: Harry Potter e la maledizione dell'erede
Autore: J.K.Rowling, John Tiffany e Jack Thorne
Genere: Fantasy
Casa editrice: Salani Editore
Prezzo: €19.80 (copertina rigida)
Pagine: 368






Trama
E' sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato do lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il figlio minore Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondano minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati...
Recensione
Buongiorno, qui è la vostra Katy che vi parla e oggi è un giorno speciale perché manca meno di un mese a Natale, ai regali, al relax per due settimane, alla pacchia, sostanzialmente! Però questo è un periodo molto brutto per gli studenti perché ci sono parecchie verifiche e interrogazioni che si concentrano, ovviamente, tutte insieme nello stesso periodo (ma io dico, cari professori, è tanto difficile distribuirle ancora più equamente di quanto non facciate già?).
Comunque, oggi sono qui per parlarvi del cosiddetto ottavo libro della saga di "Harry Potter", e dico cosiddetto perché, sì è un libro fisico, ma non si può considerare un romanzo che prosegue la saga, almeno non in questa forma visto e considerato il fatto che è la trasposizione del testo teatrale. Prima di illustrarvi brevemente la trama e fare le mie considerazioni, ci tengo a dire qualche cosa: 1) questo testo è stato criticato moltissimo in quanto è più una fan fiction che altro per alcuni e per altri non è all'altezza della saga; 2) è stato scritto a sei mani e con molta probabilità la Rowling non avrà avuto chissà quanta importanza nella scelta delle situazioni, penso che alcune incongruenze o come le volete chiamare siano dovute alle altre quattro mani che hanno preso un po' di idee da una parte e dall'altra per far contenti i lettori, perciò questo è il risultato; 3) sono convinta che bisogni guardare questa storia, il modo in cui viene presentata e tante altre cose, senza confrontarla con la saga perché è quasi ovvio che siano due cose diverse, una è fatta di romanzi, l'altra è uno script teatrale, sarebbe come giudicare migliore una scultura di una miniatura! E' ovvio che non si può fare questo discorso perché sono due pratiche antitetiche, due tecniche diverse, due tipi di mani diverse (la mia professoressa d'arte sarebbe fiera di questo mio discorso sulle arti maggiori e minori), per tanto bisognerebbe leggere questo testo senza avere l'intento di confrontarlo con la saga.

E' il primo settembre, diciannove anni dopo la battaglia di Hogwarts, e siamo a King's Cross, la stazione ferroviaria da cui partirà il treno che porterà Albus Severus Potter nella scuola di magia più famosa del mondo: la sua preoccupazione è quella di venire smistato in Serpeverde e lo preoccupa anche il confronto con il padre, il fatto che qualcuno potrebbe non ritenerlo all'altezza di quello che era Harry da studente. Tra le varie ansie, diventa amico di Scorpius Malfoy, un ragazzino parecchio nerd e che si dimostra essere molto posato, tranquillo, all'inizio.
Mentre gli anni passano e il rapporto fra padre e figlio si fa sempre più complicato, da una parte Albus si imbarcherà in un'impresa a dir poco pericolosa, dall'altra gli incubi per Harry e gli amici non sono ancora finiti.

Dunque, non penso che io debba fare chissà quali presentazioni alla saga perché suppongo che quasi tutte le persone di questo mondo conoscano Harry Potter, il famoso ragazzino che ha vissuto per undici anni in un sottoscala nella casa dei suoi zii, subendo soprusi, finché un giorno non è piombato nella sua vita un energumeno di nome Robeus Hagrid, che gli ha rivelato la sua natura come mago. E' così che tutti noi abbiamo conosciuto il nostro maghetto preferito e quel mondo inventato da quel genio della Rowling. Tutti abbiamo guardato la copertina de "I doni della morte" con un'espressione dolce-amara, dopo aver finito la lettura, e penso che la stragrande maggioranza di noi abbia sempre voluto sapere qualcosa di più sui Malandrini, su altri personaggi, oppure sui figli di Harry, come si sono evolute le cose dopo l'epilogo.
E così, siamo stati accontentati con una storia che vede protagonisti i figli di Harry e Malfoy, sebbene in molti avrebbero preferito uno spin-off sui Malandrini.
Però, non tutti sono stati contenti della storia, anzi si può quasi dire che coloro che hanno letto questa storia si possano dividere in tre categorie: chi lo ha amato alla follia, chi lo ha odiato come se non ci fosse un domani e chi è rimasto abbastanza soddisfatto di tutto ciò, pur essendo consapevole del fatto che non avrebbe mai eguagliato la magnificenza degli altri sette libri e nonostante ci siano state alcune cosette che hanno fatto storcere il naso. Io mi pongo nell'ultima categoria e vi dico che avrei anche potuto adorarlo se solo alcuni personaggi non fossero stati così stupidi e mi avessero fatto inveire contro di loro.

Albus è il primo personaggio che ho odiato di questo libro: arrogante e senza cervello, un ragazzino che inizia ad odiare il padre per il solo fatto di essere Harry Potter, in quanto tutta la scuola non smette di paragonare i due e il poverino si sente messo sotto pressione, soprattutto quando tutti sono in grado di constatare il fatto che non è come il padre; mentre la sua rabbia contro il padre cresce a dismisura, decide di ribellarsi e di andare a cercarsi un'impresa. Che poi, quale sarà mai questa impresa? Ma ovvio, riportare indietro Cedric Diggory, colui che è morto al posto di Harry durante il Torneo Tre Maghi! Ma, io dico, si può essere più stupidi di così? Non ci va un genio per capire che quando si usa una giratempo bisogna fare attenzione al presente che può essere modificato, e non ci va un genio per capire che in una dimensione alternativa in cui Cedric è vivo, Harry probabilmente non lo sarà più! Ah, Albus è proprio un ragazzo senza senno, non usa la testa, vuole solo far vedere che anche lui vale qualcosa e pensa che il modo migliore per farlo sia mettere a posto gli errori fatti dal padre...
Per non parlare di Scorpius: sebbene mi sia stato decisamente più simpatico del sopracitato, si è comportato come un irresponsabile andando dietro alle castronerie che faceva il suo amichetto e non una volta gli è venuto in mente di dire all'altro "Aspetta, dobbiamo ragionare prima di fare cose avventate", solo quando scopre una certa dimensione alternativa.
Insomma, da una parte abbiamo un ragazzino che preferirebbe non avere il padre che ha (ma ringrazia ancora che ne hai uno e che ti tratta anche bene), arrogante e senza cervello, dall'altra abbiamo una personcina molto più carina e gentile del padre, un piccolo nerd che desidererebbe un amico e qualcuno che gli voglia bene.

Poi abbiamo un Harry alle prese con il suo nuovo ruolo da padre, ruolo molto difficile in quanto il suo secondo genito gli crea molti problemi: dopo ventidue anni, torna inoltre un incubo che pensava di aver sconfitto, la cicatrice torna a far male e le vite di tutti sono in pericolo a causa di qualcuno che vuole tornare indietro nel tempo e che ha intenzione di eliminare il caro maghetto quarantenne.
Vediamo, quindi, una nuova versione di lui, un uomo che ha molte più responsabilità e che ha lasciato spazio al figlio, in questo libro, sebbene la storia si basi anche sui suoi dubbi in quanto padre.
Insomma, ho amato il nostro caro, buon e vecchio trio, anche se devo ammettere che Ron me lo ricordavo un po' meno stupido e mi sarebbe piaciuto sentirgli dire "miseriaccia" ancora una volta.
Invece, Ginny l'ho trovata un po' ingiusta nel giudicare Harry in base ad alcune cose che ha detto durante alcuni momenti di stress e di rabbia.
E' stato bello anche vedere Malfoy e il suo odio verso Potter scemare un pochino, così come incontrare altre versioni dei personaggi ogni volta che i due ragazzi usavano la giratempo (e rivedere anche una persona in particolare).

Ammetto che quando ho scoperto l'uscita di questo libro non sapevo cosa fare, se leggerlo o meno, soprattutto quando è uscito in inglese e le opinioni di chi lo aveva letto non descrivevano un libro entusiasmante, anzi, quasi più una fan fiction in cui la Rowling e gli altri due hanno messo insieme elementi solo per far contenti i fan, molti erano rimasti delusi perché non si erano calati in quel mondo magico che avevano conosciuto nei sette volumi precedenti e per molti alcuni dettagli erano assurdi, senza senso.
Diciamo anche che avevo paura a leggerlo e che la mia idea iniziale era quella di non farlo perché mi ero fatta uno spoiler enorme come Hogwarts (eccerto, se Katy non se ne fa uno al giorno non toglie il medico di torno...) e non ero rimasta proprio tanto entusiasta di quello che avevo scoperto, la mia reazione è stata più o meno questa:
Però, poi mi sono detta che sarebbe stato meglio dargli una possibilità, farmi una mia opinione su uno dei libri più chiacchierati, demoliti e osannati degli ultimi tempi e devo ammettere che a me è piaciuto e che alcune delle critiche non le capisco.
Prima di tutto, per forza non senti quella magia che hai sentito negli altri libri, 1) è un testo teatrale, solo fatto di battute e leggerne uno è una cosa decisamente diversa dal vedere lo spettacolo, 2) non l'ha scritto solo la Rowling, ma anche due tizi tanto carini che, se va bene, hanno letto la storia, magari con superficialità, e hanno deciso di fare uno spettacolo con qualche cavolata che fa storcere i nasi a tutti gli amanti di Harry Potter, o quasi.
Bisogna anche pensare che talvolta gli autori non hanno chissà quale spazio per esprimere le proprie idee nel momento in cui si vuole portare la loro storia sul grande e piccolo schermo o, magari, a teatro e non penso che la Rowling abbia potuto fare chissà quali cose, però a mio parere questa storia, sì, ti fa imprecare ogni tre secondi contro la stupidità di Albus che non ha ancora capito che Harry, quando aveva la sua età, non è andato a cercarsi tutte le avventure che gli sono capitate e che non le avrebbe neanche volute (andiamo, Albus, pensi sul serio che tuo padre sia stato felice di aver a che fare con Voldemort, di veder morire le persone davanti a sé senza poter fare qualcosa), ma è anche capace di attirarti e di coinvolgerti nel mare agitatissimo degli avvenimenti.
E' anche ovvio che, probabilmente, vista a teatro la storia avrebbe tutto un altro sapore.

Concludendo, a mio parere su questo libro si sono creati troppi pregiudizi, ci sono troppe persone che partono con il presupposto che sarà una m***a (permettetemi la parola) solo perché hanno sentito opinioni negative da parecchie persone e io credo che sia una cosa sbagliata da fare perché è un po' come se una persona facesse lo scarica barile e dicesse "Se lui/lei dice che fa schifo allora è vero". No! Smettiamola di fare questi pensieri e usiamo la nostra testa per farci nuove opinioni che potranno confermare o meno quelle degli altri, però non partiamo con certi presupposti, non facciamo i pecoroni che seguono la massa più grande e leggiamo anche quei libri che potrebbero rivelarsi delle enormi delusioni, anche solo per farci una nostra opinione a riguardo.
Insomma, è ovvio che a confronto con il resto della saga questo volume è una mezza cachetta (passatemi l'espressione), però è innanzi tutto un libro fatto solo di battute e non si può fare un confronto del genere, sarebbe come confrontare una scultura con un lavoro di intaglio: sono due cose diverse, punto. 
Quindi, concludendo davvero, a me è piaciuto questo libro, ho amato Harry, Ron e Hermione, ho odiato (odiato forse è un po' troppo forte, ma il concetto è quello) Albus perché è un ragazzino che non usa il cervello, e anche Scorpius perché lo segue come un cagnolino e non gli fa mai notare che, forse, e dico forse, non è la cosa giusta da fare. Mi ha fatto molto piacere leggere questo libro perché è stato comunque un modo per ritornare a Hogwarts, rivedere molti personaggi che mi stavano a cuore, uno in particolare, e penso che forse lo apprezzerei ancora di più se lo vedessi rappresentato a teatro. Certo, non si può dire che sia l'opera del secolo e non tutte le scelte degli autori mi sono piaciute, ogni tanto il naso l'ho storto, però tutto sommato mi è piaciuto, sarei anche tentata di dargli un Peeta, ma Albus è stato troppo odioso per più di tre quarti del libro e ogni due per tre avrei voluto picchiarlo per la sua stupidità, la sua incoscienza e la sua arroganza, quindi mezzo punto in meno.
Una lettura molto scorrevole, terminabile in pochissimo tempo e carina, senza troppe pretese.
Voto:


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